Lo tsunami-energia si abbatte anche sugli alberghi, molti per restare a galla dovranno ritoccare le tariffe di almeno 7-15 euro
«Lo tsunami-energia si abbatte anche sugli alberghi, molti per restare a galla dovranno ritoccare le tariffe di almeno 7-15 euro». E’ l’allarme lanciato da Stefania Piccardo, presidente di Upa, l’Unione provinciale degli albergatori.
Nel dettaglio un albergo medio si è visto lievitare la spesa per la bolletta energetica da 45 mila euro a 108 mila euro (+140 %).
«L‘aumento straordinario dei costi non concede altri margini di manovra – spiega Stefania Piccardo – Il caro bollette rischia di distruggere i bilanci di tantissime imprese. In autunno si rischia il collasso».
Sono proprio gli aumenti dell’energia e il conseguente rincaro dei prezzi delle materie prime ad aver messo una forte ipoteca sul turismo della provincia di Savona che proprio quest’anno sta segnando numeri assai buoni, pressoché allineati a quelli del 2019, anche grazie al ritorno degli stranieri. Ad incidere nei costi di gestione anche gli aumenti del servizio lavanderia. Alcune aziende hanno inserito in fattura un sovrapprezzo, calcolato sull’imponibile come adeguamento ai costi dell’energia. Gli albergatori contestano l’inserimento di questa variabile in fattura comunicata a fine agosto e applicata già alla fatturazione di agosto in modo retroattivo.
Come trovare allora una via d’uscita? «La misura degli aumenti è lampante nella doppia cifra della bolletta. A luglio ci sono alberghi che hanno pagato 18mila euro di luce e gas contro i 6 mila dello stesso periodo nel 2021. L’estate è stata caldissima e abbiamo tenuto l’aria condizionata sempre accesa, ma se le cose andranno avanti così non si potrà che prendere contromisure. E’ una questione di sopravvivenza delle aziende che viceversa rischiano seriamente la chiusura per gli aumenti esorbitanti delle bollette di gas e luce, ma anche delle materie prime – è l’analisi di Stefania Piccardo – Gestire un albergo ha costi pesantissimi e fino ad oggi non è stato possibile ritoccare le tariffe per non perdere posizioni sul mercato».
Stefania Piccardo allora lancia una proposta: «Occorre fare cartello in tutta la Liguria per convincere i tour operator ad accettare un aumento di 5/15 euro al giorno rispetto alle tariffe stabilite in primavera quando sono stati firmati i contratti. L’alternativa è altrimenti quella di aprire a maggio e di chiudere a settembre».