Sinodo, approvate le relazioni pastorali delle otto commissioni
Con l’approvazione delle otto relazioni pastorali presentate dalle rispettive commissioni il Sinodo diocesano “Chiesa di Savona, prendi il largo, confidando” entra nella terza fase del secondo anno di lavori: il cammino che porterà alla nona sessione, a fine marzo, si concentrerà sul tradurre le indicazioni finora maturate in norme e regole. L’ottava assemblea, svoltasi nel Seminario Vescovile il 20 e 21 gennaio, ha avuto i suoi momenti più forti nella lettura delle relazioni da parte dei presidenti delle commissioni, nei dibattiti ad esse seguite, che hanno visto complessivamente 65 interventi, e nella votazione finale, che ha dato il via libera ai testi: in alcuni casi con una schiacciante prevalenza dei “placet”, in altri con diversi “placet iuxta modum” (con riserva) e qualche “non placet”. Anche queste relazioni, come le precedenti dello scorso anno, confluiranno nel “Liber Sinodalis”, che sta elaborando la Commissione dei testi. La road map auspicata dal vescovo Calogero Marino prevedeva l’approvazione definitiva del documento entro la fine dell’anno ma sembra più probabile uno slittamento alla prima parte del 2024.
Gli spunti non sono mancate nelle relazioni, lette durante la giornata di sabato dagli otto presidenti: don Germano Grazzini, Alessio Gambetta, don Mario Florentino, Marta Vitali, Anna Maria Bertino, Renato Procopio, Domenico Mafera e Simone Vallarino (quest’ultimo in sostituzione di Giorgio Masio). Nella Commissione 1, sulla “liturgia e i santi segni”, l’attenzione principale era sull’Eucaristia, con sottolineature sul problema della distanza dei giovani dal linguaggio liturgico, sulla religiosità popolare, sul numero e la distribuzione delle messe, ma si è dedicato spazio anche agli altri sacramenti. Molto confronto ha suscitato il tema della penitenza sia per le forme celebrative in uso sia per la sua collocazione nell’itinerario di iniziazione cristiana (si è ipotizzata una sua posticipazione alla cosiddetta “prima Comunione”). Si è parlato anche del ripensamento del ruolo dei padrini e dei ministeri laicali, come il catechista, anche in vista di celebrazioni domenicali in assenza di prete.
Il “sacramento della casa”, tema della seconda commissione, è stato sviluppato soprattutto evidenziando la necessità dell’educazione all’affettività dei giovani, la dimensione generativa di ogni relazione affettiva, l’esigenza che ogni esperienza si senta accolta e accompagnata, la ricchezza della pluralità delle relazioni di coppia. Stringente la conclusione: “Le famiglie ‘ferite’ non devono sentirsi fuori posto, le famiglie ‘normali’ non devono sentirsi a posto”. La terza commissione, che ha per tema “I poveri primi vicari di Cristo”, ha invitato a cambiare lo sguardo sulla vita, smettendo di parlare dei poveri senza i poveri, cercando occasioni di condivisione, non di assistenzialismo, e prestando attenzione anche alle povertà spirituali, come la malattia e la carenza di relazioni.
La relazione della quarta commissione, su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”, ha posto l’accento sull’ascolto e la vicinanza, senza logica di proselitismo, ai giovani, sulla valorizzazione dei linguaggi dell’arte, della musica e della scienza, sul ruolo dei preti nell’accompagnamento (“Chiediamo che tutti i presbiteri siano attivi in tal senso, non solo alcuni”, è stato detto), sul valore delle testimonianze di vita di adulti credibili e sull’educazione alla bellezza e alla pace. La “Chiesa delle genti e dialogo ecumenico e interreligioso”, argomento della quinta commissione, ha espresso due sogni: quello di una Chiesa inclusiva verso tutti e capace di scomodarsi per l’altro (“Vogliamo una Chiesa pronta a fare la pace, anziché starsene in pace in modo autoreferenziale”), e una Chiesa di condivisione, capace di condividere luoghi, spazi, temi e dialoghi con le persone di altre confessioni.
La sesta commissione sulla “sfida della ‘Laudato sì'” ha declinato il valore dell’ecologia integrale nel recupero di un sguardo contemplativo sul Creato, nella scelta di adottare stili di vita rispettosi della “casa comune”, nella cura per la fragilità dei poveri e dell’ambiente, nella sfida educativa e sociale. Non è mancato l’auspicio che ogni parrocchia entri nella rete delle comunità energetiche. La relazione sulla “comunicazione”, tema della settima commissione, si è interrogata su cosa, a chi e come comunicare, declinando l’annuncio cristiano soprattutto nel linguaggio dei gesti e delle testimonianze e utilizzando gli strumenti in un equilibrato mix di mezzi tradizionali e nuovi linguaggi, come i social media, non esclusi Instagram e Tik Tok. “La via della bellezza e del dialogo culturale” (ottava commissione) si è tradotta nella valorizzazione dei luoghi della bellezza, ossia il patrimonio artistico, nella formazione alla sperimentazione artistica, nel dialogo con gli ambienti culturali cittadini e nella cura delle relazioni intorno alle domande di senso.Nella prima giornata, dopo l’Eucaristia di apertura, sono state presentati ai sinodali alcuni progetti diocesani che stanno prendendo forma: il ripensamento della struttura del Seminario Vescovile (in collaborazione con la società S-Nodi), il cammino di formazione per i ministeri laicali, l’équipe che sta lavorando sui “cantieri” proposti dal Sinodo nazionale (in particolare sui temi dell’accompagnamento del dolore, dei passaggi della vita e dell’affettività) e Il Poliedro, centro pastorale diocesano con sede presso la Parrocchia del Sacro Cuore di Gesù. Si è anche relazionato sull’ottimo esito della mostra “Ritratti di fede”, che ora diventerà itinerante nelle varie zone della diocesi, e si è parlato della proposta del pellegrinaggio sinodale in Terrasanta, che al momento resta in forse.