Un team di lavoro diretto dall’Università di Genova ha rivelato i meccanismi attraverso i quali si previene l’ossidazione del materiale dei pannelli fotovoltaici
Un team di lavoro diretto dall’Università di Genova ha rivelato i meccanismi attraverso i quali si previene l’ossidazione del materiale dei pannelli fotovoltaici che comporta una riduzione dell’efficienza delle celle.
Lo studio riguarda le celle solari realizzate con composti chimici del tipo calcogenuri.
L’ateneo di Genova ha scoperto processi che avvengono quando il materiale assorbitore di luce viene esposto dapprima all’aria e successivamente al vuoto, prima di completare il processo di fabbricazione dei dispositivi fotovoltaici. Lo studio è stato pubblicato su Advanced Energy Materials una delle riviste più prestigiose del settore energetico.Diego Colombara è autore di riferimento del lavoro che vede il coinvolgimento di 16 altri autori provenienti da 6 istituzioni straniere tra cui il Lawrence Berkeley National Laboratory della California e il National Renewable Energy Laboratory del Colorado.
Gli studi alla base di questa ricerca sono iniziati con l’osservazione sperimentale da parte di Nathalie Valle del Luxembourg Institute of Science and Technology nell’ambito del progetto Galdochs e si sono conclusi con il progetto Edict finanziato da UniGe. “Alcune delle reazioni chimiche coinvolte sono reversibili, aprendo nuove interessanti prospettive tecnologiche per questo tipo di dispositivi – spiegano i ricercatori dell’Università di Genova -. Se l’esposizione all’aria del materiale assorbitore opportunamente modificato, tecnicamente definito “drogato”, ha un noto effetto benefico, l’evidenza acquisita con questo studio suggerisce che è possibile massimizzare il beneficio stoccando il materiale in vuoto per tempi adeguati”.