Oltre il 30% della produzione floricola italiana arriva dalla Liguria

Oltre il 30% della produzione floricola italiana arriva dalla Liguria

Il Consiglio dei Ministri ha approvato in esame preliminare un disegno di legge di delega al Governo in materia di florovivaismo, il cui obiettivo è quello di realizzare un quadro normativo coerente e organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità e dell’utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della filiera ad esso collegata.

“La legge delega – commentano Gianluca Boeri e Bruno Rivarossa, presidente di Coldiretti Liguria e delegato confederale – rappresenta un’importante opportunità per promuovere un settore cardine per l’economia ligure e italiana come il florovivaismo”. Un comparto che, fiore all’occhiello della nostra economia, vale oggi 2,6 miliardi di euro a livello nazionale e coinvolge oltre 27mila aziende florovivaistiche attive in Italia su 30mila ettari coltivati, le quali garantiscono il lavoro lungo tutta la filiera a 200mila persone. “La previsione di criteri direttivi per l’articolazione della filiera florovivaistica – continuano Boeri e Rivarossa – è fondamentale. Bisogna distinguere, anzitutto, le attività agricole da quelle di supporto alla produzione e definire l’attività agricola florovivaistica conformemente al dettato dell’articolo 2135 del Codice Civile”. Ma non solo: “In attuazione della delega – spiegano – il Governo dovrà anche definire le figure professionali che operano nel comparto florovivaistico, compresi i settori del verde urbano e periurbano, nonché disciplinare i Centri per il giardinaggio inquadrandoli all’interno della filiera florovivaistica”.

Il settore florovivaistico è un comparto storico dell’economia ligure, concentrato per il 95% tra le province di Imperia (circa 3200 aziende di fiori e piante ornamentali) e Savona (sede all’incirca di un migliaio di aziende florovivaistiche liguri) e che vede la nostra regione leader nazionale nella produzione di piante e fiori e detentrice anche del primato per le aziende che coltivano fiori in piena aria. Un settore dinamico e particolarmente orientato alle esportazioni, sia per quanto riguarda i fiori recisi (prodotto di punta dell’imperiese) che per le piante in vaso (tipici dell’albenganese, con una media di 150 milioni di vasi prodotti annualmente), cui risulta destinato in media l’85-90% della produzione ligure. Al suo interno, la produzione di piante in vaso risulta essere il 50% di quella regionale, accanto a un 50% di quella dei recisi: il 95% della produzione di questi ultimi ha sede nella provincia di Imperia, mentre il 95% di quella di piante in vaso in quella di Savona. “La produzione albenganese – aggiungono il Presidente ligure e il Delegato Confederale – viene esportata per lo più in Europa, da intendersi come continente geografico e, dunque, comprendendo anche Regno Unito, Norvegia e Svizzera. Quella imperiese, invece, registra anche un 30% di esportazioni in Paesi extra-Europa, di cui risultano principali acquirenti gli Stati Uniti, il Canada, la Corea, il Giappone e l’Oriente in generale”.

Dati, questi, che confluiscono all’interno di una media nazionale che, con un valore di 1,2 miliardi nel 2022 – pari a quasi la metà del fatturato del comparto a livello nazionale – vede le esportazioni rappresentare una parte fondamentale dell’economia florovivaistica italiana. In tutto ciò, ricordiamo che la produzione floricola ligure rappresenta il 30-35% di quella nazionale e vale il 14% di tutta la produzione florovivaistica.

A pesare, però, sono purtroppo ancora le importazioni, balzate del 35% nell’ultimo anno, in cui hanno toccato il massimo di sempre: quasi 900 milioni di euro, secondo l’ultima analisi Coldiretti su dati Istat. Senza dimenticare tutte le preoccupazioni legate sia agli effetti dei cambiamenti climatici, che stravolgono i cicli produttivi e causano spesso danni alle colture, che all’aumento dei costi di produzione. “Con una differente politica del verde – concludono Boeri e Rivarossa – la Liguria e l’Italia tutta potrebbero affrontare meglio anche l’aumento esponenziale dei costi, perché la stessa valorizzazione del verde ha un importante peso economico e, al contempo, ricopre anche un ruolo strategico per il benessere e la salute delle nostre comunità. Auspichiamo, pertanto, una celere approvazione del Ddl delega in questione e dei Decreti legislativi delegati, che il Governo dovrà adottare entro i due anni successivi”.