Confagricoltura: “L’emergenza idrica del nostro Ponente è estrema”
“Le decisioni di molti Comuni, specie del Ponente Ligure, che in questi giorni determinano limitazioni all’uso delle acque, e razionamenti anche per gli usi ‘umani’, rappresentano un quadro molto preoccupante. L’emergenza idrica del nostro Ponente è estrema”. È quanto afferma in una nota Confagricoltura Liguria circa la situazione che si sta delineando con evidenza in questi giorni.
“Gli agricoltori – evidenzia Confagricoltura Liguria – sono i primi a segnalare e a subire le conseguenze della mancanza di acqua, che colpisce tutta l’Italia e gran parte dell’Europa. Alcuni comparti produttivi ne hanno risentito moltissimo già dall’inizio di questo anno”.
Il direttore regionale di Confagricoltura, Andrea Sampietro precisa che l’agricoltura è per sua definizione acquivora, nel senso che, come noto, circa il 70 % dei 56 miliardi di metri cubi/anno di acqua utilizzata in Italia, viene spesa per l’agricoltura. Tuttavia è proprio l’agricoltura, come grande consumatrice di acqua, ad “aver fatto la sua”, stante l’ormai cronica mancanza di precipitazioni, l’inasprimento e la frequenza di momenti siccitosi alternati ad eventi estremi. Da quando le imprese hanno investito in irrigazione di precisione nonché in sistemi di riutilizzo delle acque reflue, in sistemi di raccolta massiva, si assiste a un grande risparmio, valutabile nel 30/35 % di consumi in meno. Si calcola che su alcune colture, con l’irrigazione mirata, si risparmino circa 630 metri cubi/anno di acqua.
Il problema, semmai, sta per Confagricoltura Liguria in un sistema di distribuzione vecchio e fallace se è vero, com’è vero, che in Italia si perde, lungo la rete idrica, mediamente il 42% dell’acqua quando in Germania, ad esempio, tale percentuale sfiora l’8%. E allora quali soluzioni adottare, al di là della irrigazione di precisione?
“Occorre – precisa il presidente ligure di Confagricoltura, Luca De Michelis – una seria politica di gestione delle acque. Occorre dare seguito immediato al recente DL ‘siccità’ che consente di realizzare una rete di micro/medi impianti di raccolta delle acque piovane e fluviali, superando una volta per tutte la ‘verde’ inclinazione al no perenne per questa tipologia di impianti. Occorre un utilizzo mirato e senza sprechi dei fondi del Pnrr destinati alle acque per ammodernare le reti e le captazioni. Occorre anche che si pensi a un riutilizzo delle acque depurate che possono trovare nuovo impiego in agricoltura, e non solo, e non essere disperse in mare cagionando danni anche a quest’ultimo laddove, lo ricordiamo, sono acque depurate ma pur sempre dolci, immesse forzatamente in bacini salati con alterazione ecosistemica. Bisogna passare dalla cultura dell’emergenza a quella del superamento sistemico di questa situazione, ben consci che è certamente fondamentale preservare le acque per gli usi umani ma che le limitazioni agricole di questi giorni hanno impatto comunque su noi tutti e sulle produzioni agroalimentari, nonché per i divieti di irrigazione, anche del verde pubblico, sul ruolo esercitato da quest’ultimo a livello sociale e salutare. Non dimenticando che anche noi tutti, come semplici cittadini, possiamo e dobbiamo fare qualcosa, considerando che siamo i più alti consumatori pro capite di acqua in Europa con oltre 220 litri di acqua al giorno per abitante, con consumi medi familiari nell’ordine dei 150 metri cubi/anno”.
Confagricoltura chiede “un piano d’azione su più fronti, che sappia far fronte alle emergenze e guardare al futuro, alla luce dei cambiamenti climatici in atto. Occorre intanto rinnovare le infrastrutture, pensare un nuovo piano sugli invasi, ridisegnare l’intera rete per evitare le attuali perdite d’acqua. Poi occorre insistere sull’innovazione, strettamente connessa alla produttività. La siccità ha cambiato i parametri colturali con conseguenze economiche importanti sulle imprese e sul tessuto produttivo. Per il settore primario, l’agricoltura 4.0 porta indubbi vantaggi economici e ambientali, poiché riduce gli sprechi. E per il nostro Ponente – conc lude la nota – occorre che progetti di riutilizzo delle acque reflue non restino tali, e quindi sulla carta, ma divengano rapidamente realtà”.