Crescono ancora i valori del contributo ambientale richiesti dal Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai)
Crescono ancora i valori del contributo ambientale richiesti dal Consorzio Nazionale Imballaggi (Conai) alle imprese dal prossimo primo aprile. Confagricoltura Liguria è preoccupata in particolare per il rincaro sulla carta, che aveva già subito un notevole incremento lo scorso ottobre, giustificato dall’attuale congiuntura economica.
Un aumento improvviso e importante, per alcune tipologie di imballaggio, che porterà il valore del contributo base dai 5€/t di settembre 2023, ai 35 di ottobre scorso, fino ad arrivare, a partire dal prossimo aprile, ai 65€/t.
«Ulteriore balzello − commenta il presidente ligure di Confagricoltura Liguria, Luca De Michelis − senza dimenticare che stiamo, da tempo, ‘combattendo’ contro l’iniquità del contributo, sempre Conai, sui vasi di plastica ad uso ortoflorovivaistico».
In generale, sui contributi Conai, Confagricoltura Liguria è convinta che si sarebbe potuta fissare una rimodulazione più equilibrata, conservando l’approccio usato finora e comunque in linea con l’andamento dell’inflazione.
«Non solo – prosegue il presidente di Confagricoltura Liguria – questi rincari si aggiungono ai costi di produzione, che in alcuni ambiti superano del 175 % i prezzi del 2022 ad esempio per i concimi e per alcune tipologie di terriccio, ai sempre alti costi dei materiali plastici, dell’energia come di tutti gli altri fattori produttivi, in un quadro dove l’accesso al credito per le imprese agricole è di fatto azzerato dai tassi applicati dal sistema bancario che non ricorda, ad esempio, quanto il settore agricolo sia tra i più solvibili dell’intero panorama produttivo italiano, e non da ora! E di converso, fatto 100 ciò che un consumatore spende, in ambito di acquisto di beni agricoli ed agroalimentari, solo 6 rimane all’agricoltore. Inaccettabile!»
“Un recente studio di Ismea Mercati − si legge nella nota di Confagricoltura Liguria − dice che la fotografia che emerge dalla catena del valore elaborata dall’Ismea sugli ultimi dati disponibili, fa emergere ancora un certo disequilibrio della distribuzione del valore al consumo dei prodotti alimentari tra gli attori della filiera e tra settore interno ed estero, mettendo in luce di anno in anno una marginalità ridotta per gli agricoltori ma anche per i produttori industriali italiani, in percentuale del valore finale”.
“Concentrando − precisa Confagricoltura Liguria − l’attenzione sui prodotti alimentari e bevande, su 100 euro destinati dal consumatore all’acquisto di questi prodotti , una volta sottratti i valori che finiscono ad operatori esteri (perché riguardanti prodotti finiti d’importazione oppure materie prime e prodotti intermedi importati dalla stessa filiera) e detratte le imposte, il valore aggiunto per la fase agricola a monte del processo è di 6 euro, mentre per la fase della trasformazione industriale è di 10,6 euro, a fronte di 28,6 euro di valore aggiunto complessivo per coloro che operano nel comparto commercio, distribuzione e trasporto”.
«E se a tale valore − evidenzia De Michelis − si aggiungono i costi dei salari dei nostri dipendenti, all’agricoltore su 100 euro spesi, ne rimangono 2».
Per Confagricoltura occorre mettere intorno a un tavolo gli attori della filiera, in maniera seria.