La denuncia di Confagricoltura: “Ue impone criteri impossibili per le imprese”
“Non possiamo, a livello ligure non sottolineare la ‘follia’ di una PAC che sullo sviluppo rurale, qui più che altrove strategico per le imprese, impone criteri ambientali insostenibili”. Lo afferma il presidente di Confagricoltura Liguria Luca De Michelis. “Non solo – aggiunge De Michelis – Il Ministero, ai sensi dell’articolo 105 del Reg UE 2021/2115, per avere ambizioni ambientali superiori a quelle di PSR 2014-2022, ha imposto ad ogni Regione di programmare il proprio sviluppo rurale destinando almeno il 43,16% (a fronte del 35% previsto dal regolamento) delle risorse assegnate agli interventi che concorrono agli obiettivi per ambiente e clima. Ora già la percentuale è (ed era) insostenibile a livello UE, a maggior ragione lo è nella sua declinazione nazionale”.
“Il che è semplice da spiegarsi. Tale percentuale di spesa “ambientale” trova la sua attuazione prevalentemente, se non unicamente, attraverso le cosiddette “misure a superficie” del PSR, a discapito dei capitoli di spesa da destinarsi agli investimenti in innovazione di prodotto e di processo, vero target dello sviluppo rurale sia come strumento di sostegno che, appunto, di strategia” conclude.
E Confagricoltura ha aggiunto: “Un’altra questione da affrontare è quella della reciprocità delle regole negli accordi commerciali con i paesi terzi: dalla sicurezza alimentare, alla tutela del lavoro, delle risorse naturali e del benessere animale. Se riduciamo la produzione europea e aumentiamo le importazioni da paesi dove vigono normative meno rigorose di quelle europee, riduciamo la sicurezza alimentare e allo stesso tempo importiamo più CO2”.
“La PAC è una politica comune che, in situazioni di crisi, richiede risposte altrettanto comuni. L’assenza e il ritardo delle decisioni da parte delle istituzioni di Bruxelles apre la strada alla concessione di aiuti pubblici a livello nazionale. Proprio ieri il governo di Parigi ha annunciato un piano a sostegno del settore degli allevamenti con una dotazione di oltre 450 milioni di euro. Nel complesso, gli aiuti pubblici interni varati nelle ultime settimane a favore dell’agricoltura hanno raggiunto i 900 milioni di euro”.
“In questo modo si incrina la solidità del mercato unico e viene infranto il principio della libera concorrenza tra le imprese. E l’Europa fa un passo indietro” conclude l’associazione agricola.
E al termine del Consiglio dei Ministri agricoli sulla proposta di semplificazione della Pac è arrivato il commento di Cia Agricoltori: “Pochi passi avanti e un risultato nel complesso insufficiente. Mancano le risposte che il mondo agricolo si aspettava sulla drastica semplificazione degli adempimenti burocratici della Pac. Nella difficile situazione contingente, le aziende agricole hanno più che mai bisogno di sostegno con interventi efficaci e immediati. Ci sembra, invece, che le tempistiche decise a Bruxelles non siano adeguate all’urgenza della crisi”.
In merito all’equa distribuzione del valore lungo la filiera alimentare, Cia ritiene che non sia stata ancora colta la gravità del problema. I prezzi al consumo dei prodotti agricoli aumentano ma il reddito degli agricoltori si assottiglia, come già sottolineato nella nostra manifestazione a Roma del 26 ottobre. La giusta remunerazione agli agricoltori era stata, infatti, posta con grande enfasi da Cia all’attenzione delle istituzioni, con la richiesta di istituire un osservatorio europeo sui prezzi e le marginalità che condividesse dati di mercato e analisi a breve e lungo termine.
“Ora ci aspettiamo un impegno da parte di tutti per individuare interventi da attuare a breve a sostegno degli agricoltori” conclude la Confederazione.