La diga foranea del porto di Loano intitolata a Filippo Bonfiglietti, ingegnere e generale del Genio Navale
Si è tenuta questa mattina la cerimonia di intitolazione della diga foranea del porto di Loano a Filippo Bonfiglietti, ingegnere e generale del Genio Navale tra l’800 e il ‘900 e autore di un progetto relativo proprio all’approdo loanese.
Alla cerimonia erano presenti il sindaco di Loano Luca Lettieri, il vice sindaco Gianluigi Bocchio, i consiglieri comunali Demis Aghittino e Monica Caccia, rappresentanti della Guardia Costiera-Capitaneria di Porto di Loano, di Marina di Loano, della sezione di Loano dell’Associazione Nazionale Carabinieri, il nipote del generale Bonfiglietti, Filippo Bonfiglietti (suo omonimo) e familiari.
“Come amministrazione – ha detto il sindaco Lettieri durante la cerimonia di scopertura della targa – ci è sembrato doveroso ricordare e rendere il giusto omaggio ad una figura importante come quella del generale Bonfiglietti, che non solo è stato autore di numerosi progetti importanti in seno al Genio Navale, ma è stato anche l’ideatore del ‘cuore’ di quella che oggi è la Marina di Loano”.
Al generale Bonfiglietti, in particolare, è stato intitolato il tratto di Molo Francheville compreso tra la sede della Guardia Costiera-Capitaneria di Porto e la sua estremità di levante.
Perché Bonfiglietti, generale del Genio Navale nato a Tivoli, a un certo punto si sia offerto di elaborare il primo progetto del porto di Loano lo spiega il nipote Filippo: “Bonfiglietti era arrivato a Loano ai primi del Novecento come marito di Margherita Mazza, figlia di un notabile loanese dell’Ottocento. E Loano aveva da tempo bisogno di un ridosso per una quarantina pescherecci, che tradizionalmente venivano tirati in secca sulle spiagge, e per i loro proprietari, visto che l’attività principale di Loano consisteva proprio nella pesca. Così il generale Bonfiglietti, ormai in pensione, si mise d’accordo con il professor Giuseppe Rinonapoli, allora podestà di Loano, per fare il progetto a titolo gratuito, sia pure su mandato ufficiale (nella sua lettera di trasmissione del 24 settembre 1938 scrisse ‘in relazione al mandato che mi avete cortesemente affidato, di esumare una mia antica idea circa un rifugio per pescherecci in Loano’). E quindi si mise al lavoro dopo avere affittato una barca dalla quale, con una sagola, per qualche mese misurò la profondità del mare per ovvie ragioni tecniche. Il progetto fu completato e approvato rapidamente, fu finito in un anno ma fu fermato dalla guerra e il porto fu costruito negli anni ’50”.
“Il risultato fu eccellente, tanto che qualche sindaco di Loano, venti anni più tardi, propose che al porto venisse dato il suo nome, in segno di riconoscenza. Finché, negli anni ‘80, arrivò l’idea di ingrandire il porto. L’idea venne da Max Frey, editore svizzero nato a Loano, a quei tempi proprietario del castello del Borgo. Il porto di Loano era strapieno, la rada della Madonnetta era tuttora disponibile e il nuovo progetto la coprì tutta, fino al confine con Pietra Ligure”.
Di seguito la biografia di Filippo Bonfiglietti, così come è stata ricostruita da Michele Cosentino sul numero di luglio 2016 della rivista “Marinai d’Italia”.
Filippo Bonfiglietti nacque a Tivoli (Roma) l’8 gennaio 1868 e visse la sua infanzia fra la città tiburtina e la nuova capitale del Regno d’Italia. Completò a Roma la scuola superiore e, dopo un breve periodo di servizio militare al posto del fratello Rodolfo, frequentò con successo la “Scuola d’applicazione per gli Ingegneri” sempre a Roma (1887/1889) e decise di intraprendere la carriera nella Regia Marina. Fu arruolato l’8 dicembre 1892, con il grado di “Ingegnere di 2° classe” nel Corpo del Genio Navale: la sua prima destinazione fu la Scuola Navale Superiore di Genova, in cui fece il suo ingresso all’inizio del 1893 e da cui uscì dopo meno di due anni, con la laurea in ingegneria navale e meccanica il 7 dicembre 1894. Completato l’iter formativo, Filippo Bonfiglietti iniziò un periodo d’imbarco a bordo di unità navali di base alla Spezia che si protrasse per un totale di poco superiore ai tre anni.
Promosso “Ingegnere di 1^ classe” il 6 ottobre 1896, Bonfiglietti fu dapprima imbarcato, in maniera saltuaria, su alcune unità navali alle prove nella base di Spezia; seguì, dal febbraio al maggio 1897, un imbarco sul Calabria, un ariete torpediniere costruito nell’arsenale spezzino per il servizio stazionario coloniale sul quale Bonfiglietti trascorse il periodo di messa a punto prima che l’unità fosse inviata nelle acque del Mediterraneo orientale. A quest’imbarco seguì quello sull’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi in allestimento, protrattosi dal novembre 1897 al giugno del 1898. Era questo il primo esemplare di un tipo di nave indubbiamente nuovo per quei tempi e Bonfiglietti ebbe l’opportunità di seguirne le prime fasi costruttive nei cantieri Ansaldo di Genova, acquisendo così una preziosa esperienza per i suoi futuri incarichi. Qui Filippo Bonfiglietti prestò quello che fu uno dei suoi più importanti periodi di servizio a bordo, quindici mesi dal luglio 1898 fino a ottobre 1899.
Bonfiglietti dall’ottobre 1898 al novembre 1901 trascorse poco più di due anni nuovamente sull’incrociatore corazzato Giuseppe Garibaldi, impegnato nella fase finale dell’allestimento. Dopo l’esperienza di bordo, iniziò per lui il periodo di servizio a terra, in forza alla Direzione delle Costruzioni Navali dell’arsenale spezzino, dove gli fu conferito l’incarico di sovrintendere la costruzione della nuova corazzata Regina Elena. Proprio nell’ambito del progetto del Regina Elena, si occupò degli studi della carena, eseguiti nella Vasca Navale presente all’interno dell’Arsenale della Spezia. La costruzione della nuova nave rappresentava sicuramente una realizzazione complessa, basata sul semplice fatto che il Regina Elena era – con le sue 13.800 tonnellate di dislocamento – fra le più grandi navi da guerra fino a quel momento costruite in Italia: il ruolo di Bonfiglietti non si sarebbe tuttavia limitato soltanto alla supervisione della costruzione e dell’allestimento della corazzata, ma avrebbe compreso anche il progetto di dettaglio delle sovrastrutture e di alcuni impianti specifici. Nominato capitano del Genio Navale il 20 marzo 19044 e poco dopo insignito dell’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia, Bonfiglietti seppe svolgere egregiamente il suo difficile compito e concluse perciò con successo la costruzione della corazzata.
Pochi giorni dopo l’ingresso in servizio della corazzata Regina Elena, Bonfiglietti fu trasferito (ottobre 1910) all’Ufficio Tecnico della Regia Marina di Genova. Durante un periodo durato circa tre anni, fu promosso al grado di maggiore del Genio Navale e svolse una missione in Austria di circa un mese, in qualche modo legata all’interesse della Regia Marina per i programmi navali della Marina austro-ungarica che avrebbe dovuto operare in coordinamento con quella italiana nell’ambito della Triplice Alleanza.
Durante la sua permanenza a Genova, Bonfiglietti svolse numerose attività tecniche, manageriali e didattiche, fra cui il progetto preliminare di una “nave esploratrice” con un dislocamento di poco inferiore alle 4.500 tonnellate, la supervisione della costruzione degli esploratori leggeri classi “Poerio” e “Mirabello” e delle due corazzate Giulio Cesare e Leonardo Da Vinci e la docenza alla Regia Scuola Superiore Navale per la cattedra di “Costruzione Navale Militare”. Promosso tenente colonnello nel giugno 1913, qualche anno dopo Bonfiglietti tornò alla Spezia quale “Vice Direttore delle Costruzioni Navali del Dipartimento e della Piazza Marittima di Spezia”: in questa nuova funzione, oltre a sovraintendere il completamento della corazzata Andrea Doria, egli ebbe una parte rilevante nell’allestimento del gemello Caio Duilio.
Nel pieno della Prima Guerra Mondiale, Bonfiglietti fu trasferito al Regio Cantiere navale di Castellammare di Stabia (Napoli), dove giunse l’1 novembre 1916 per assumere l’incarico di Vicedirettore delle Costruzioni Navali e sovrintendere la costruzione di numerosi pontoni semoventi, zattere da sbarco, treni blindati, piattaforme e altro materiale bellico. Le ultime battute del conflitto coincisero con la promozione di Bonfiglietti al grado di colonnello del Genio Navale (maggio 1918), seguita qualche mese dopo dall’incarico di Direttore del cantiere di Castellammare di Stabia, in cui egli supervisionò la costruzione di altre unità quali i due incrociatori leggeri per servizi coloniali Basilicata e Campania, ben 25 esemplari di rimorchiatori-dragamine della serie “RD” e 17 MAS d’origine progettuale statunitense. Nell’autunno del 1918, il Ministero della Marina conferì a Bonfiglietti l’incarico di progettare due navi da trasporto da 1.500 tonnellate di portata netta, concretizzatosi con la costruzione di Istria e Dalmazia, trasformate in navi cisterna e realizzate nei cantieri del Quarnaro di Fiume all’inizio degli anni Venti.
La costruzione di due incrociatori – battezzati Trento e Trieste – fu inserita nel primo programma navale postbellico e lo sviluppo conclusivo del loro progetto fu affidato a Bonfiglietti, trasferito dalla Direzione Generale delle Costruzioni a “Maricominav” e promosso, nel dicembre 1924, al grado di maggior generale del Genio Navale. Il 15 febbraio 1925 fu promosso al grado di “Generale Vice Ispettore” del Genio Navale, che secondo la gerarchia all’epoca corrispondeva al grado di tenente generale e avrebbe permesso a Bonfiglietti di assumere qualche anno dopo l’incarico di Capo Ufficio Studi e Vice Presidente di “Maricominav”, diventando perciò responsabile dei progetti per le nuove costruzioni della Marina italiana.
Il tenente generale Bonfiglietti fu l’artefice principale del progetto degli incrociatori “Zara”. Elaborò diverse proposte partendo da uno scafo dimensionalmente simile a quello dei tipi “Trento”, ma caratterizzato da forme differenti e dalla sigla “N.T. 8ter”. Esso fu presentato a “Maricominav” nel maggio del 1927 e approvato con un apprezzamento da parte dell’allora Capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Alfredo Acton. La bontà delle scelte operate dal generale Bonfiglietti è stata unanimemente riconosciuta da più fonti perché le quattro unità della classe sono state giudicate come i miglior incrociatori realizzati dalla Marina italiana.
Toccò ancora una volta a Bonfiglietti redigere un progetto che soddisfacesse i requisiti tecnico-operativi di un’unità che perciò rappresentava una replica dei “Trento” ma con alcune migliorie relative alla configurazione generale e agli impianti di bordo: Bonfiglietti lavorò al progetto del Bolzano soprattutto nella seconda metà del 1928, perché quasi contemporaneamente si dedicò a un’attività molto importante nel contesto dell’evoluzione della Regia Marina nei decenni fra le due guerre mondiali che gli permise di raggiungere l’apice della sua carriera progettuale.
Questa considerazione risiede nel contenuto della sua “opera ultima”, cioè il progetto di una nave portaerei che, nel suo complesso, rappresentava – e rappresenta tuttora – un passo importante nella storia italiana del progetto di unità navali militari, per due motivi essenziali: innanzitutto la complessità intrinseca di un progetto qual è quello di una portaerei, sviluppato da Bonfiglietti in maniera molto approfondita e dettagliata, come non era mai successo fino ad allora nelle attività condotte dagli organi tecnici della Marina italiana. Il secondo motivo riguarda la presenza di un progetto di portaerei italiana in un ambito storico, politico e operativo – la seconda metà degli anni Venti – non certamente facile per la creazione o per la ricostituzione di un’aviazione navale italiana degna di questo nome e all’altezza dei relativi requisiti tecnici e d’impiego. In sintesi, la portaerei progettata da Filippo Bonfiglietti rappresentava il cardine progettuale attorno al quale avrebbe dovuto far perno, assieme ad altri non meno importanti, la soluzione del problema aeronavale italiano. Il progetto sviluppato da Bonfiglietti maturò grazie allo sforzo intellettuale e materiale esercitato dall’ammiraglio Romeo Bernotti, Sottocapo di Stato Maggiore della Marina nel 1928, nel portare avanti le sue tesi sull’aviazione imbarcata e sulla portaerei.
Bonfiglietti si mise all’opera redigendo, fra l’altro, una “relazione sommaria” che accompagnò il progetto di massima della portaerei e che – assieme ai numerosi e particolareggiati disegni prodotti e a un modello in legno scala 1:200 – rappresenta un complesso documentale importantissimo non solo per la descrizione del progetto stesso, ma anche per comprendere quali fossero le conoscenze tecniche allora esistenti presso gli organi tecnici della R. Marina.
Bonfiglietti prefigurò tre varianti del progetto base di portaerei, indicate con le lettere “A”, “B” e “C” e caratterizzate da un dislocamento standard di 14.000 e 10.000 tonnellate e conseguenti riduzioni nel numero dei velivoli imbarcati e nelle prestazioni generali della piattaforma. Tuttavia, né il progetto originale né le varianti ebbero uno sbocco concreto: come noto, la Regia Marina non avrebbe preso seriamente in considerazione, per vari motivi, la realizzazione di portaerei fino alla tragedia di Matapan. Comunque, il progetto sviluppato dal generale Bonfiglietti può considerarsi complessivamente armonico nei suoi aspetti e tecnicamente molto importante se inquadrato nel panorama delle conoscenze italiane di quell’epoca: inoltre, dalla documentazione illustrativa a corredo della “relazione sommaria” e dal contenuto stesso di quest’ultima, si evince che il livello di dettaglio del progetto era notevolmente elevato.
Bonfiglietti lasciò il servizio attivo per raggiunti limiti di età l’8 gennaio 1931 con il grado di tenente generale del Genio Navale e transitò nella posizione di ausiliaria. Qualche tempo prima, egli aveva sviluppato numerosi interessi non direttamente legati al suo incarico presso “Maricominav”: il meno documentato è certamente quello concernente le navi romane di Nemi, il cui recupero iniziò intorno al 1928 e terminò nel 1935, e nel quale il ruolo di Bonfiglietti potrebbe essere stato tanto importante quanto sconosciuto e ignorato. Un’altra attività poco nota fu quella che svolse nel Consiglio Nazionale delle Ricerche (C.N.R.), anche allo scopo di divulgare quanto realizzato dalla Regia Marina nell’ammodernamento delle corazzate Cesare, Cavour, Duilio e Doria. Oltre all’attività in seno al C.N.R., a Bonfiglietti furono assegnati altri incarichi, fra i quali vanno ricordati lo studio dell’abitabilità dei transatlantici destinati al servizio emigrazione, l’organizzazione della partecipazione italiana alla Conferenza Mondiale dell’Energia svoltasi a Stoccolma nel 1933 e la presidenza della Commissione Interministeriale incaricata di coordinare e definire le condizioni tecniche dei collaudi per i materiali destinati alle varie Amministrazioni dello Stato. Più conosciuta è la campagna di stampa che Filippo Bonfiglietti svolse, dal 1934 al 1937, a sostegno dell’ampliamento del servizio filoviario, scrivendo numerosi articoli per dimostrare l’utilità di sostituire – in Italia, e in particolare a Roma – tram e autobus con filobus. Dopo aver redatto anche un progetto per la costruzione del porto di Loano (località in cui si era ritirato per trascorrere gli ultimi anni della sua vita), Bonfiglietti si spense il 17 dicembre 1939, appena in tempo per non assistere alla tragedia della Marina italiana e non vedere confermata la sua preveggenza in fatto di portaerei.