L’Istituto Gaslini sperimenta un approccio innovativo nel trattamento del lupus eritematoso sistemico

L’Istituto Gaslini sperimenta un approccio innovativo nel trattamento del lupus eritematoso sistemico

Un importante studio condotto dall’Istituto Giannina Gaslini, recentemente pubblicato su Frontiers Immunology (https://shorturl.at/1ujuK), apre nuove prospettive nel trattamento del lupus eritematoso sistemico (LES) pediatrico, con particolare attenzione alla sua forma più grave e frequente, il lupus nefritico.

Coordinata dalla Nefrologia in collaborazione con la Reumatologia del Gaslini, diretta da Marco Gattorno, la ricerca descrive per la prima volta l’impiego combinato degli anticorpi monoclonali rituximab (anti-CD20) e daratumumab (anti-CD38) in due giovani pazienti con lupus nefritico resistente alle terapie convenzionali. «Questo approccio ha portato a una remissione stabile della malattia, riducendo al contempo la tossicità e l’esposizione prolungata a immunosoppressori – ha spiegato Andrea Angeletti della Nefrologia del Gaslini e autore principale dello studio – I risultati ottenuti suggeriscono un possibile cambio di paradigma nella gestione del lupus pediatrico refrattario, aprendo la strada a nuove strategie terapeutiche più mirate ed efficaci».

«L’uso combinato di questi anticorpi monoclonali rappresenta un’importante innovazione nel trattamento del lupus nefritico pediatrico resistente alle terapie tradizionali – spiega Enrico Verrina, direttore della Nefrologia del Gaslini – I risultati ottenuti nei nostri pazienti indicano una possibilità concreta di migliorare la prognosi di questa grave malattia, riducendo al minimo gli effetti collaterali delle terapie immunosoppressive a lungo termine. L’obiettivo è offrire ai bambini affetti da LES un’opzione terapeutica più efficace e meno invasiva».

La terapia più avanzata con le cellule CAR-T

L’innovazione nel trattamento del LES pediatrico prosegue al Gaslini con l’avvio di una valutazione di fattibilità per una terapia ancora più avanzata basata sulle cellule CAR-T, linfociti T geneticamente modificati per riconoscere e attaccare specifiche cellule bersaglio. Questo progetto, condotto dal team della Nefrologia con la collaborazione delle U.O. di Trapianto di Midollo Osseo, Farmacia, Centro Trasfusionale e Reumatologia, esplora il potenziale della modifica genetica dei linfociti T del paziente per eliminare selettivamente le cellule B autoimmuni responsabili della malattia.

Se applicata con successo, l’immunoterapia con cellule CAR-T potrebbe rappresentare un progresso decisivo verso la remissione a lungo termine del lupus pediatrico refrattario, riducendo la necessità di trattamenti immunosoppressivi cronici e migliorando significativamente la qualità di vita dei pazienti.