Loano, in biblioteca la presentazione di “Metamorfosi incontra volti di comunità”

Loano, in biblioteca la presentazione di “Metamorfosi incontra volti di comunità”

Sabato 26 aprile alle 17.30 nella biblioteca civica “Antonio Arecco” di Palazzo Kursaal a Loano si terrà la presentazione del libro “Metamorfosi incontra volti di comunità”, che raccoglie “storie e ritratti di persone comuni accomunate dal desiderio di raccontarsi”.

Il progetto del libro, frutto dell’incontro tra Silvio Massolo e Alessandra Munerol, rappresenta la sintesi di due percorsi: “Volti di comunità, il ritratto come incontro con l’Altro” e “Metamorfosi”.

Il lavoro ha riunito una comunità composta da persone accomunate dall’aver vissuto, a un certo punto della loro vita, una trasformazione molto importante. Tutte loro hanno sentito la necessità di raccontare la loro storia prima attraverso un laboratorio teatrale che ha dato vita a uno spettacolo, successivamente tramite la fotografia.

Negli ultimi anni il Covid-19 ha influito negativamente sulla quantità e sulla qualità delle relazioni interpersonali, valore centrale e misura dell’“essere umani” e ha fatto emergere un desiderio di incontro, di riavvicinamento umano e un rinnovato senso di comunità. In un contesto di questo tipo mantenere memoria e generare ricordi tangibili delle nostre relazioni e dei nostri legami affettivi assume un valore ancora più significativo. Una possibilità in questo senso è offerta dalla pratica del ritratto fotografico, attraverso un percorso di conoscenza di sé e incontro con l’Altro, mediata dal punto di vista di una terza persona: un fotografo.

Oggi le fotografie nella maggioranza dei casi vengono catturate dai “fotofonini” e nella loro forma digitale non hanno più una fisicità tangibile. Esse sono diventate leggere ed effimere come piume, volano nelle nuvole della Rete correndo il rischio di evaporare nell’etere, e con esse anche i ricordi e le emozioni che custodiscono. Un rischio spesso non sufficientemente percepito ma molto alto.

In questa prospettiva è diventato centrale il recupero di una prassi fino a pochi decenni fa considerata “normale” dopo aver scattato una fotografia: stamparla su carta. Stampare i ricordi per creare un oggetto fisico e salvarli così da un potenziale oblio digitale tipico della nostra epoca. Oltre che un piacere, un gesto di generosità verso sé stessi, i propri cari e la comunità di appartenenza.