No dei sindaci alla sospensione della guardia medica in Valle Arroscia
I sindaci della Valle Arroscia contestano la sospensione del servizio di guardia medica nell’entroterra. Lo hanno fatto con una lettera indirizzata al Presidente della Regione Toti, all’Assessore regionale Grattarola ed all’ ASL 1, nella figura del direttore generale Stucchi.
Dal Presidente dell’Unione dei Comuni (e sindaco di Pieve di Teco) Alessandri, al primo cittadino di Pornassio Adolfo con i sindaci Cha (Aquila d’Arroscia), Cacciò (Armo), Denegri (Borghetto d’Arroscia), Parodi (Cosio d’Arroscia), Pelassa (Mendatica), Maglio (Montegrosso), Raimondi (Ranzo), Adorno (Rezzo) e Giliberti (Vessalico) chiedono comunitariamente di rivedere la scelta che priverebbe i cittadini di un servizio fondamentale.
“Con la presente vogliamo manifestare il nostro totale ed assoluto dissenso rispetto alla decisione di sospendere il servizio di guardia medica in Valle Arroscia. Il problema dell’assistenza sanitaria risulta particolarmente sentito nel nostro territorio che vede la presenza di una elevata percentuale di anziani rispetto alla popolazione residente e che, al contempo, soffre la distanza dai primi presidi sanitari ( Imperia e Albenga). In valle sono presenti due residenze protette: una a Pieve di Teco con circa 80 ospiti ed una a Borghetto d’Arroscla con circa 50 ospiti. La possibilità di poter usufruire in modo continuativo del servizio di guardia medica rappresenta, quindi, un valido supporto concreto per far fronte a esigenze di un’utenza fragile che, è bene ricordare, essere presente sull’intero territorio. Questa decisione, peraltro, pare in contrasto con il nuovo progetto della Casa di Comunità da voi individuata nel nostro territorio al fine di poter garantire una migliore offerta sanitaria, e confligge con i più generali e imperativi doveri di tutela e salvaguardia del diritto alla salute che può dirsi effettivo e concreto solo con la previsione di servizi di prossimità erogati in maniera capillare e puntuale.
Tutto ciò premesso VI chiediamo di voler rivedere tale scelta e di riattivare a pieno regime un servizio fondamentale per i cittadini e per una corretta gestione sanitaria del territorio, senza andare a gravare sui pronto soccorso, già saturi e per i quali si deve cercare di garantire l’appropriatezza di accesso, e sulle aree dell’imperiese e del dianese che vedrebbero scoperti i loro territori per diverse ore nei casi in cui fossero necessari interventi in Valle Arroscia.”